



Questo progetto è iniziato nel 2018 per un intervento specifico in un hotel che attraversa l'autostrada per Bologna. Dopo numerose coincidenze, Andréanne Oberson ha deciso di investire nella stanza numero 306.
L'intuizione di uno sfondo di possibili narrazioni nella memoria di questo spazio si apre ai suoi occhi come un libro sulla pagina di questo numero di porta.
La lingua, il suo lessico, la sua metrica, la sua prosodia, tutto viene attaccato, decostruito, tagliato, bucato. La punteggiatura, questo respiro, rimane intatto da questa messa in scena e il ritmo di ciò che leggiamo e di ciò che non leggiamo amplifica la sensazione di perdita, l'assenza della memoria delle parole.
Da allora, propone parole, frasi poetiche frammentate e instabili, sconvolgendo i codici della scrittura. La sfida è quella di riappropriarsi del linguaggio altrui liberandolo dalla sua linearità attraverso un gioco azzardato di tagli che creano un altrove, dall'interno all'esterno. Questo vuoto, questa traccia di vuoto non è solo la scomparsa dell'origine. Diventa origine dell'origine.

306, bisturi su carta, 10,7x17,7 cm, 2018, Svizzera

306, bisturi su carta, 11,8x19,9 cm, 2018, Svizzera

306, bisturi su carta, 13,5x20,4 cm, 2019, Svizzera

306, bisturi su carta, 10,7x17,7 cm, 2018, Svizzera

306, bisturi su carta, 12,6x19,9 cm, 2019, Svizzera

306, bisturi su carta, 10,7x17,7 cm, 2018, Svizzera

306, bisturi su carta, 13,4x20,9 cm, 2019, Svizzera


